
Un’iniziativa nata a Bologna porta l’inclusione nei club, rendendoli accessibili anche alle persone non vedenti. Il progetto nasce dall’incontro tra Christian Di Pasqua, organizzatore di eventi, e Ivan Gelli, cittadino non vedente, e ha debuttato alla storica Villa delle Rose con una serata speciale. Giulio Strocchi e Marianna Pignatelli hanno deciso di sostenere l’iniziativa, portando visibilità e attenzione mediatica. Abbiamo chiesto ai protagonisti di raccontarci com’è nata l’idea e quali sono i progetti futuri.

Christian, com’è nata l’idea di “Luce in discoteca”?
Tutto è iniziato da un incontro con Ivan. Mi ha raccontato che, nonostante la sua disabilità visiva, desiderava vivere la notte come tutti gli altri: ballare, ascoltare musica e stare in compagnia. Da lì abbiamo pensato fosse il momento di fare qualcosa di concreto per abbattere barriere che spesso sono più culturali che fisiche.
Ivan, cosa ti ha spinto a partecipare a questo progetto?
Ho sempre creduto che la disabilità non debba limitare la vita sociale. Amo la musica e l’energia delle persone, ma chi è cieco spesso non ha le stesse possibilità di vivere certi luoghi. “Luce in discoteca” rappresenta un segnale forte: possiamo divertirci tutti, basta organizzarsi e volerlo.

La prima serata si è svolta alla Villa delle Rose. Com’è andata?
(Christian) È stata una grande emozione. Lo staff del locale ha accolto Ivan e il suo cane guida, Kyle, con grande naturalezza. Per rendere la serata più confortevole, abbiamo anche abbassato leggermente i decibel della musica. Un piccolo gesto, ma significativo. L’obiettivo era dimostrare che l’inclusione è possibile, curando i dettagli.
Ivan, com’è stata per te quell’esperienza?
Meravigliosa. Mi sono sentito parte di tutto, senza differenze. Kyle è stato accolto con affetto e io ho potuto godermi la musica e le persone. La discoteca è un luogo dove ci si sente vivi, e credo che anche chi non vede abbia lo stesso diritto di provare quelle emozioni. Non chiedo privilegi, solo inclusione e rispetto.
Christian, qual è l’obiettivo futuro di “Luce in discoteca”?
Il progetto non si limita a organizzare eventi. Stiamo lavorando per formare il personale dei club, adattare gli spazi e creare percorsi inclusivi per i cani guida. Vogliamo costruire un modello semplice, replicabile in tutta Italia, per trasformare la nightlife in un luogo davvero aperto a tutti.
State già pensando a una diffusione nazionale?
(Christian) Sì, nei prossimi mesi presenteremo “Luce in discoteca” a stampa, istituzioni e gestori di locali in tutta Italia. Il nostro sogno è creare una rete di club “inclusivi-friendly”, dove chiunque possa sentirsi parte della festa, indipendentemente dalle proprie difficoltà.
Ivan, se dovessi riassumere il senso di questo progetto in una frase, quale sarebbe?
Che la vera luce non viene dalle luci stroboscopiche della discoteca, ma da quella dell’accoglienza e della consapevolezza.
A cura di Lorenza Caradonna


